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Fondo di solidarietà 2020

Nel febbraio scorso l’Associazione delle Fondazioni bancarie dell’Emilia-Romagna, presieduta dall’Ing. Paolo Cavicchioli, ha deliberato per il 2020 il sostegno a 52 progetti di volontariato e assistenza alle categorie più deboli, a valere su di un Fondo regionale per interventi comuni. Tale Fondo c.d di Solidarietà è frutto dello spirito mutualistico dell’Associazione Acri regionale, in quanto […]

Estense.com 28/05/19 Bocce, Lo Specchio e Pareschi si aggiudicano il Meeting

Alla bocciofila La Ferrarese 85 atleti paralimpici in corsia

L’edizione n°8 del Meeting Boccistico, riservato a giocatori con disabilità intellettivo-relazionale tesserati Federbocce, si è svolto mercoledì scorso sulle corsie  della bocciofila La Ferrarese.
Il Cab La Ferrarese, centro di avviamento allo sport bocce, ha organizzato l’evento curandone la parte sportiva, mentre la coop Serena, con la collaborazione […]

Bimba ritirata dal nido perché l’ausiliaria è Down.

 Bimba ritirata dal nido perché l’ausiliaria è Down. Aipd:  “Atto discriminatorio”
Il fatto sarebbe avvenuto in un asilo di Ferrara. L’associazione Lo Specchio che si occupa di  inserimento lavorativo di persone disabili in città: “Non facciamo beneficenza, se un disabile lavora  è perché è in grado di farlo”
08 ottobre 2015

FERRARA ­ “Leggere queste notizie mi rende molto triste. Noi ci battiamo per le autonomie e  l’inclusione, poi tutto si sgretola di fronte a episodi come questo”: Maria Teresa Graziani,  presidente dell’associazione Lo Specchio, commenta amaramente quanto successo in  un asilo nido della città. Secondo il quotidiano La Nuova Ferrara, infatti, una mamma  avrebbe ritirato la sua bimba di 10 mesi dalla struttura a causa della presenza di  una’ausiliaria con la sindrome di Down, denuncia arrivata direttamente dalla direttrice  del nido. La donna, 37 anni, avrebbe già una decennale esperienza in ambito scolastico:  suo il compito, nel caso specifico, di assistere  le tre educatrici nella cura dei piccoli (ad  esempio al momento del cambio) e pulire i locali.
“Il nostro slogan è fare cultura della disabilità, e sempre più spesso ci rendiamo conto  che manca completamente”, ammette Graziani. Lo Specchio è un’associazione di  genitori con figli disabili che puntano a valorizzare le abilità di ognuno, proponendo  situazioni di inclusione in ambiti non protetti, sia lavorativi sia ricreativi: “I contorni  della vicenda ancora non sono chiarissimi – continua Graziani –. Per quello che è dato  sapere al momento, ritengo che il vero problema sia della mamma. Credo che dietro  quel rifiuto si nascondano altre paure, come quella di lasciare il proprio figlio con dei  quasi sconosciuti, di consegnarlo a persone che – tanti genitori ne sono convinti – non  saranno mai bravi come loro. Piuttosto che ammettere questi timori, c’è chi preferisce  nascondersi dietro l’aspetto più macroscopico: c’è ancora tantissima paura della  diversità”.
Graziani sottolinea come l’iter per l’inserimento lavorativo di una persona disabile sia  lungo e complesso: “Per permettere a mio figlio e a un’altra ragazza di fare un tirocinio  in un bar ci sono voluti 7 mesi di carte e commissioni. Quello che a molti sfugge è che  noi non chiediamo che tutti i disabili debbano fare a tutti i costi un lavoro:  semplicemente cerchiamo di mettere a frutto nel migliore dei modi le loro abilità  residue, se possibile anche in campo lavorativo. I controlli sono così severi che se una  persona disabile fa un lavoro è perché è tranquillamente in grado di farlo: qui non si fa  beneficenza”.
­ Graziani punta il dito contro la comunicazione della disabilità – “sbagliata e  superficiale”– e la conoscenza: “Se si hanno contatti e si instaurano rapporti, il
problema si elimina da solo. Se resta uno spauracchio e lo si coltiva come tale diventa  un problema gigante. Ma se penso che questa bimba, così piccola, sta già ricevendo  questo tipo di educazione, posso solo immaginare che adulto diventerà”.
“L’inserimento lavorativo delle persone disabili è regolato dalla legge 68 del 1999 – aggiunge  Anna Contardi, coordinatrice nazionale di Aipd, associazione italiana persone down –. C’è  poco da aggiungere”. Contardi promuove la legge italiana, che consente di lavorare al 12/13  per cento delle persone con disabilità (percentuale più alta al nord, che diminuisce mano a  mano che si scende lungo la penisola): si passa dal tirocinio all’assunzione, e tutti i papabili  lavoratori sono valutati sotto molteplici punti di vista. Per prima cosa si valuta la loro idoneità a  intraprendere un percorso di collocamento. In caso di idoneità ci si rivolge a un ufficio di  collocamento o a specifici servizi di inserimento lavorativo (che in Italia, però, non sono  presenti in tutte le Aziende Usl), spesso con la mediazione di un ente o di una associazione  precisa. “Anche noi di Aipd abbiamo attivato servizi specifici, che si occupano  dell’orientamento dei ragazzi e della sensibilizzazione delle aziende. Abbiamo anche attivato  piani di tutoraggio per l’accompagnamento delle persone disabili sul posto di lavoro”. Sul caso di Ferrara, se i dettagli emersi sin qui fossero confermati, “parlerei di atto  discriminatorio dettato dall’ignoranza di chi non sa nulla della sindrome di Down. E dico  ignoranza perché preferisco non pensare che sia cattiveria”. (Ambra Notari)
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